PUNTI TRATTATI:
-Le origini comuni dei terrier di tipo bull -Storia dell'American Staffordshire Terrier -Carattere -L'Amstaff in casa -Con gli altri animali -Addestramento -Interviste ai proprietari e conclusioni -Bibliografia, sitografia, filmografia LE ORIGINI COMUNI DEI TERRIER DI TIPO BULL: In passato i combattimenti tra animali erano ritenuti legali in diverse parti del mondo. I cani, in particolare, venivano impiegati anche per combattere con animali selvatici. |
Successivamente, soprattutto per una questione di disponibilità, i combattimenti più diffusi divennero quelli tra cani e tori. Almeno in un primo momento i combattimenti tra soli cani rimasero uno spettacolo riservato alle fasce meno abbienti della popolazione.
Il “bull fighting” divenne uno spettacolo popolarissimo soprattutto in Inghilterra tra il ‘700 e l’800 e, poiché “toro” in inglese si dice “bull”, i cani impiegati in queste competizioni vennero chiamati bull-dogs. Non si trattava di una razza ben precisa, ma da questi molossoidi dall’aspetto così diverso fra loro cominciò a delinearsi il tipo di cane giusto per i combattimenti, che doveva unire potenza, presa, tenacia, scarsa sensibilità al dolore, aggressività ed agilità.
Il “bull fighting” divenne uno spettacolo popolarissimo soprattutto in Inghilterra tra il ‘700 e l’800 e, poiché “toro” in inglese si dice “bull”, i cani impiegati in queste competizioni vennero chiamati bull-dogs. Non si trattava di una razza ben precisa, ma da questi molossoidi dall’aspetto così diverso fra loro cominciò a delinearsi il tipo di cane giusto per i combattimenti, che doveva unire potenza, presa, tenacia, scarsa sensibilità al dolore, aggressività ed agilità.
Con lo scopo di aumentare l’aggressività di questi molossoidi si iniziò poi ad incrociarli con dei terrier.
Nel 1835 (1829 secondo altri autori) in Inghilterra i combattimenti tra animali vennero dichiarati fuorilegge. Questo non impedì che continuassero a svolgersi, ma era davvero difficile girare con un toro per vie cittadine e portarlo in un luogo nascosto per farlo combattere.
Così divenne di gran moda quello che fino ad allora era stato lo sport “di serie B”, cioè il combattimento tra cani: era abbastanza facile tenerli nella più assoluta clandestinità, tant’è vero che ancora oggi se ne tengono un po’ in tutto il mondo e nessuno riesce a debellare definitivamente questa piaga.
Sempre più o meno a metà dell’800 nasceva la cinofilia ufficiale e ci si dedicò alla fissazione delle vere e proprie razze canine, intese nel senso moderno della parola. Qui la storia comune a tutti i terrier di tipo bull comincia a dividersi, accompagnando l’evoluzione delle diverse razze.
STORIA DELL'AMERICAN STAFFORDSHIRE TERRIER
La storia dell’American Staffordshire Terrier è per buona parte uguale a quella dell’American Pit Bull Terrier.
Il nome “American” che precede quello delle due razze è giustificato dal fatto che esse non vennero fissate in Gran Bretagna, come avvenne per tutti gli altri terrier, ma nelle colonie inglesi del Nord America e del Canada. Pit Bull e Amstaff discendono dai cani da combattimento inglesi portati in America dai coloni che nel ‘700 emigrarono dalla Gran Bretagna.
L’utilizzo di questi cani per i combattimenti continuò anche in America e persino sulle navi, come intrattenimento per i passeggeri e i membri dell’equipaggio.
Si svilupparono stirpi di cani americane, pur continuando l’importazione dei migliori combattenti inglesi e anche in America, come in Gran Bretagna, i cani da combattimento venivano chiamati in diversi modi tra i quali bull ‘nd terrier, half and half, pit bull, bulldog, pit bulldog, pit bull terrier.
Nel 1835 (1829 secondo altri autori) in Inghilterra i combattimenti tra animali vennero dichiarati fuorilegge. Questo non impedì che continuassero a svolgersi, ma era davvero difficile girare con un toro per vie cittadine e portarlo in un luogo nascosto per farlo combattere.
Così divenne di gran moda quello che fino ad allora era stato lo sport “di serie B”, cioè il combattimento tra cani: era abbastanza facile tenerli nella più assoluta clandestinità, tant’è vero che ancora oggi se ne tengono un po’ in tutto il mondo e nessuno riesce a debellare definitivamente questa piaga.
Sempre più o meno a metà dell’800 nasceva la cinofilia ufficiale e ci si dedicò alla fissazione delle vere e proprie razze canine, intese nel senso moderno della parola. Qui la storia comune a tutti i terrier di tipo bull comincia a dividersi, accompagnando l’evoluzione delle diverse razze.
STORIA DELL'AMERICAN STAFFORDSHIRE TERRIER
La storia dell’American Staffordshire Terrier è per buona parte uguale a quella dell’American Pit Bull Terrier.
Il nome “American” che precede quello delle due razze è giustificato dal fatto che esse non vennero fissate in Gran Bretagna, come avvenne per tutti gli altri terrier, ma nelle colonie inglesi del Nord America e del Canada. Pit Bull e Amstaff discendono dai cani da combattimento inglesi portati in America dai coloni che nel ‘700 emigrarono dalla Gran Bretagna.
L’utilizzo di questi cani per i combattimenti continuò anche in America e persino sulle navi, come intrattenimento per i passeggeri e i membri dell’equipaggio.
Si svilupparono stirpi di cani americane, pur continuando l’importazione dei migliori combattenti inglesi e anche in America, come in Gran Bretagna, i cani da combattimento venivano chiamati in diversi modi tra i quali bull ‘nd terrier, half and half, pit bull, bulldog, pit bulldog, pit bull terrier.
Bull'nd terrier - Olio di G. Stibbs, 1812
Nel 1898 fu fondato l’United Kennel Club (U.K.C.) al quale si iniziò a registrare questi cani da combattimento col nome di American Pit bull Terrier (in America infatti, a differenza della Gran Bretagna, il dog fighting fu dichiarato illegale solo nel 1976).
Il bollettino ufficiale dell’U.K.C., il Bloodlines Journal, pubblicava regolarmente le date e i risultati degli incontri: l’U.K.C. concedeva anche il titolo di “pit Champion” ai cani che avessero vinto tre (o più) combattimenti ufficiali.
Quando però i combattimenti cominciarono ad essere osteggiati anche in America, l’U.K.C. si adeguò alle leggi correnti e il Bloodlines Journal non accettò più pubblicità che alludessero al dog fighting, né quelle di equipaggiamenti per il dog fighting e anche l’aspetto dei Pit Bull U.K.C. venne “ingentilito” cercando di farne un cane da show: questo infastidì una parte di allevatori che preferirono mantenere il “tipo da combattimento” e nel 1909 nacque l’A.D.B.A. (American Dog Breeders Association) a cui vennero iscritti alcuni American Pit Bull Terrier. Tuttora i Pit Bull A.D.B.A. vengono allevati come “potenziali” cani da combattimento, cioè cani dalle doti morfo-caratteriali adeguate alla loro storia.
Il bollettino ufficiale dell’U.K.C., il Bloodlines Journal, pubblicava regolarmente le date e i risultati degli incontri: l’U.K.C. concedeva anche il titolo di “pit Champion” ai cani che avessero vinto tre (o più) combattimenti ufficiali.
Quando però i combattimenti cominciarono ad essere osteggiati anche in America, l’U.K.C. si adeguò alle leggi correnti e il Bloodlines Journal non accettò più pubblicità che alludessero al dog fighting, né quelle di equipaggiamenti per il dog fighting e anche l’aspetto dei Pit Bull U.K.C. venne “ingentilito” cercando di farne un cane da show: questo infastidì una parte di allevatori che preferirono mantenere il “tipo da combattimento” e nel 1909 nacque l’A.D.B.A. (American Dog Breeders Association) a cui vennero iscritti alcuni American Pit Bull Terrier. Tuttora i Pit Bull A.D.B.A. vengono allevati come “potenziali” cani da combattimento, cioè cani dalle doti morfo-caratteriali adeguate alla loro storia.
American Pit Bull Terrier A.D.B.A.
Nel 1884 nacque l’American Kennel Club (A.K.C.) che agli inizi del Novecento (a quei tempi riconosceva l’American Pit Bull Terrier, come dimostrano alcuni documenti dell’epoca) chiese agli allevatori di togliere dal nome della razza il termine “pit” (pit è chiamato il recinto dove avvenivano i combattimenti), per staccarsi nettamente dall’immagine, ormai divenuta negativa, dei combattimenti.
Alcuni allevatori, pur di restare nell’A.K.C. che era un Club in grande espansione, accettarono questo compromesso politico e iscrissero, nel 1936, i loro Pit Bull col nuovo nome di Staffordshire Terrier. Solo dopo il riconoscimento di un’altra razza dal nome troppo simile, e cioé lo Staffordshire Bull Terrier, l’A.K.C. decise di cambiare nuovamente il nome dell’ex Pit Bull, che divenne American Staffordshire Terrier nel 1972. La Federazione Cinologica Internazionale (F.C.I.) ha ammesso la razza solo nel 1985.
I primi Amstaff erano, quindi, American Pit Bull Terrier a tutti gli effetti e alcuni noti combattenti divennero addirittura campioni di bellezza A.K.C..
Esisteva ed esiste una sorta di “doppia registrazione”: infatti l’U.K.C. accetta la registrazione degli American Staffordshire Terrier come Pit Bull. Quindi esistono cani (solo U.K.C., non A.D.B.A. ) che sono contemporaneamente Pit Bull per gli Stati Uniti, e Amstaff per l’Europa.
Alcuni allevatori, pur di restare nell’A.K.C. che era un Club in grande espansione, accettarono questo compromesso politico e iscrissero, nel 1936, i loro Pit Bull col nuovo nome di Staffordshire Terrier. Solo dopo il riconoscimento di un’altra razza dal nome troppo simile, e cioé lo Staffordshire Bull Terrier, l’A.K.C. decise di cambiare nuovamente il nome dell’ex Pit Bull, che divenne American Staffordshire Terrier nel 1972. La Federazione Cinologica Internazionale (F.C.I.) ha ammesso la razza solo nel 1985.
I primi Amstaff erano, quindi, American Pit Bull Terrier a tutti gli effetti e alcuni noti combattenti divennero addirittura campioni di bellezza A.K.C..
Esisteva ed esiste una sorta di “doppia registrazione”: infatti l’U.K.C. accetta la registrazione degli American Staffordshire Terrier come Pit Bull. Quindi esistono cani (solo U.K.C., non A.D.B.A. ) che sono contemporaneamente Pit Bull per gli Stati Uniti, e Amstaff per l’Europa.
La Multi Ch Cloverhill’s Dances with Fire, detta Chelsea (prop. Limited edition kennel) : un American Staffordshire Terrier per l’Europa, un American Pit Bull Terrier per l’UKC
In conclusione: che differenza c’è tra American Pit Bull Terrier A.D.B.A., American Pit Bull Terrier U.K.C. e American Staffordshire Terrier?
Mentre il Pit Bull A.D.B.A. è indiscutibilmente diverso anche dal punto di vista morfologico, l’U.K.C. e l’Amstaff a volte sono quasi indistinguibili anche per un occhio esperto, tranne nel caso di cani col naso color fegato, che sono senza dubbio Pit Bull. L’Amstaff “red nose”, infatti, non esiste. La vera differenza, comunque, potrebbe stare nelle attitudini, che delineano tre cani ben distinti:
1) Quello “solo funzionale”, il cui standard non tiene alcun conto della bellezza, ma la cui selezione mira ad ottenere il massimo nel campo del lavoro e dello sport (Pit Bull A.D.B.A.)
Mentre il Pit Bull A.D.B.A. è indiscutibilmente diverso anche dal punto di vista morfologico, l’U.K.C. e l’Amstaff a volte sono quasi indistinguibili anche per un occhio esperto, tranne nel caso di cani col naso color fegato, che sono senza dubbio Pit Bull. L’Amstaff “red nose”, infatti, non esiste. La vera differenza, comunque, potrebbe stare nelle attitudini, che delineano tre cani ben distinti:
1) Quello “solo funzionale”, il cui standard non tiene alcun conto della bellezza, ma la cui selezione mira ad ottenere il massimo nel campo del lavoro e dello sport (Pit Bull A.D.B.A.)
American Pit Bull Terrier A.D.B.A
2) Quello “prevalentemente bello”, creato e selezionato soprattutto per il ring, a cui si chiede di essere equilibrato e ben dotato caratterialmente, ma non di avere doti sportive “esagerate” (l’American Staffordshire Terrier)
American Staffordshire Terrier
3) La “via di mezzo” in cui si bada sia alle doti sportive che alla morfologia (American Pit Bull Terrier U.K.C.)
American Pit Bull Terrier U.K.C.
CARATTERE
CARATTERE
L’Amstaff, negli ultimi anni, è stato selezionato esclusivamente come cane da compagnia e da show: sono molti meno i soggetti da lavoro (anche se sono eccezionali lavoratori e sportivi). Ciononostante rimane un “superdog” dalla grande resistenza, dalla notevole tempra e dall’altissima docilità.
Esattamente come il Pit Bull, grazie alla tempra alta è un cane adatto al lavoro di ricerca in protezione civile (non si stanca mai!), alla pet therapy e alla convivenza con i bambini. In passato, infatti, gli stessi cani che la sera combattevano passavano la giornata in famiglia, tra qualche allenamento e molte coccole: vivevano in casa con i bambini e stavano nei campi con i loro umani. La selezione del Pit bull è stata molto severa nell'eliminare ogni traccia di aggressività verso l'uomo. |
Amore per i membri della famiglia, coraggio e equilibrio psichico sono alcune delle doti dell’Amstaff, anche se quando l’allevatore non è competente il rischio di trovarsi un soggetto dal temperamento difficile è alto.
Allegro, giocherellone, sempre attento a quello che accade attorno a lui, dolce e affettuoso con tutti i membri della famiglia, tollerante con i bambini più piccoli e grande compagno di giochi di quelli più grandi. Nonostante l’aspetto, l’Amstaff è capace di una delicatezza e tenerezza sorprendenti coi bambini, viene infatti utilizzato anche in pet terapy soprattutto come sostegno ai bambini che hanno subito violenze.
E’ però molto importante che questi cani riconoscano il proprietario come leader, non perché le loro reazioni siano diverse da quelle degli altri cani, ma perché sono dotati di mezzi fisici eccezionali. E' un cane con cui si deve "collaborare", più che un cane su cui "imporre" i nostri ordini. Comportamenti violenti, senza coerenza e senza amore da parte del proprietario porteranno solo a grosse delusioni.
Gli antenati dell’Amstaff dovevano attaccare avversari potenti senza preoccuparsi delle conseguenze, continuando anche se feriti o morenti e senza una dose di coraggio e cocciutaggine ciò sarebbe stato impossibile. Spesso gli Amstaff finiscono in mano a proprietari che li gestiscono in modo scorretto e che li rendono potenzialmente pericolosi (anche se nonostante siano davvero molti i padroni irresponsabili che scelgono l'Amstaff, gli episodi di mordacità in fondo si contano sulle dita di una mano), ma se gestiti correttamente si può apprezzare una loro grande dote caratteriale: l’equilibrio.
Con gli amici di casa sono dolcissimi e giocherelloni, con gli estranei sono indifferenti e inoffensivi, pur rimanendo sempre attenti a quello che accade intorno a loro.
Il coraggio dell’Amstaff non è un coraggio isterico, che porta ad eccessiva aggressività e fa reagire il cane al minimo stimolo, è un coraggio sicuro, affidabile, che si basa sulla consapevolezza della propria forza. Ma se fosse indispensabile, la reazione di un American Staffordshire Terrier di fronte ad un pericolo per se o per chi ama sarebbe fulminea e terribile nei suoi effetti, poiché il morso dell’Amstaff è tra i più potenti che ci siano.
Allegro, giocherellone, sempre attento a quello che accade attorno a lui, dolce e affettuoso con tutti i membri della famiglia, tollerante con i bambini più piccoli e grande compagno di giochi di quelli più grandi. Nonostante l’aspetto, l’Amstaff è capace di una delicatezza e tenerezza sorprendenti coi bambini, viene infatti utilizzato anche in pet terapy soprattutto come sostegno ai bambini che hanno subito violenze.
E’ però molto importante che questi cani riconoscano il proprietario come leader, non perché le loro reazioni siano diverse da quelle degli altri cani, ma perché sono dotati di mezzi fisici eccezionali. E' un cane con cui si deve "collaborare", più che un cane su cui "imporre" i nostri ordini. Comportamenti violenti, senza coerenza e senza amore da parte del proprietario porteranno solo a grosse delusioni.
Gli antenati dell’Amstaff dovevano attaccare avversari potenti senza preoccuparsi delle conseguenze, continuando anche se feriti o morenti e senza una dose di coraggio e cocciutaggine ciò sarebbe stato impossibile. Spesso gli Amstaff finiscono in mano a proprietari che li gestiscono in modo scorretto e che li rendono potenzialmente pericolosi (anche se nonostante siano davvero molti i padroni irresponsabili che scelgono l'Amstaff, gli episodi di mordacità in fondo si contano sulle dita di una mano), ma se gestiti correttamente si può apprezzare una loro grande dote caratteriale: l’equilibrio.
Con gli amici di casa sono dolcissimi e giocherelloni, con gli estranei sono indifferenti e inoffensivi, pur rimanendo sempre attenti a quello che accade intorno a loro.
Il coraggio dell’Amstaff non è un coraggio isterico, che porta ad eccessiva aggressività e fa reagire il cane al minimo stimolo, è un coraggio sicuro, affidabile, che si basa sulla consapevolezza della propria forza. Ma se fosse indispensabile, la reazione di un American Staffordshire Terrier di fronte ad un pericolo per se o per chi ama sarebbe fulminea e terribile nei suoi effetti, poiché il morso dell’Amstaff è tra i più potenti che ci siano.
Un aspetto del carattere che va accettato è la possibile aggressività verso gli altri cani, soprattutto verso quelli dello stesso sesso. Spesso nemmeno una corretta socializzazione del cucciolo riesce a scongiurare questo fatto e bisogna tener presente che i terrier di tipo bull hanno perso (per selezione umana) gran parte della capacità “lupoide” di ritualizzare i conflitti.
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L'AMSTAFF IN CASA
L’amstaff, anche se molto robusto e resistente alle intemperie, è decisamente un cane da appartamento, poiché ama stare a stretto contatto con il proprietario. Ha una taglia che si adatta anche agli appartamenti piccoli, a patto che venga portato fuori regolarmente. Sempre grazie alla sua taglia contenuta è possibile spostarsi facilmente con un Amstaff e se abituato viaggia volentieri sia in automobile che sui mezzi pubblici. E’ molto resistente agli sbalzi di temperatura, non sbava e solitamente abbaia pochissimo.
CON GLI ALTRI ANIMALI
CON GLI ALTRI ANIMALI
Con gli altri animali di casa convive senza problemi, a patto che gli siano stati presentati in giovane età, diversamente un Amstaff adulto difficilmente accetta l’ingresso di animali nuovi, anche se ci sono delle eccezioni (ricordiamo che nelle vene dell'Amstaff scorre anche sangue di Terrier, noti per l'alta motivazione predatoria).
E’ importante evitare di introdurre in famiglia altri cani dello stesso sesso, la possibile aggressività verso gli altri cani è un aspetto del carattere che bisogna tenere sempre presente, dato che una lotta con un Amstaff potrebbe avere conseguenze irreparabili. |
ADDESTRAMENTO
L’Amsteff va educato e guidato con fermezza, coerenza e gentilezza, costruendo un rapporto di collaborazione e di fiducia reciproca. E’ un cane estremamente collaborativo e, nel nostro Paese, ha conquistato brillanti risultati in prove di difesa ufficiali, eccellenti risultati nelle squadre della protezione civile per la ricerca delle persone sepolte e in gare di agility e obedience, grazie alla docilità e alla predisposizione ad apprendere e a far contento il proprietario. Il rischio di rovinare per sempre il carattere dell’Amstaff se vengono usati metodi sbagliati è grande. L’Amstaff ha, infatti, un carattere molto forte e molto sensibile allo stesso tempo.
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INTERVISTE
Ho realizzato una serie di interviste a proprietari di Amstaff di differenti età e sesso. Riporto di seguito le conclusioni:
Alla domanda sul perché avessero scelto questo tipo di cane, la maggior parte dei proprietari ha risposto di avere una passione per questa razza, quasi tutti apprezzano molto la particolarità dell’Amstaff di essere un cane dolce e “forte” allo stesso tempo, caratteristica che ho riscontrato anch’io. Alcuni dei proprietari avevano già avuto altre esperienze con degli Amstaff e ne sono rimasti affascinati. Anche la morfologia di questi cani ha contribuito molto alla scelta e, a mio parere, in alcuni casi questo aspetto è stato più determinante rispetto a quello caratteriale, perché indubbiamente piace camminare con un Amstaff a fianco che faccia sentire “importanti”, è facile notarlo anche se non viene detto esplicitamente. Questa non è sempre una cosa per forza negativa. Non c’è nulla di male se, però, oltre “all’immagine” si pensa prima di tutto alle esigenze del proprio amico, si cerca di renderlo felice, si cerca di integrarlo al meglio nella società.
L’American Staffordshire Terrier è un cane che in Italia, negli ultimi anni, sta riscuotendo molto successo. C’è stato, infatti, un aumento esponenziale delle iscrizioni ai libri genealogici italiani, che invece nel 1990 furono solo 13.
Ho notato che questa razza è apprezzata particolarmente dai giovani, infatti giovani (18-30 anni) sono 8 dei 9 proprietari intervistati.
Su 12 American Staffordshire Terrier protagonisti delle interviste (6 maschi e 5 femmine) ho riscontrato, osservando e parlando coi proprietari, che 6 di loro (anche se c’è da dire che tra questi ci sono una cucciola di 4 mesi e due cuccioloni di 6 e 8 mesi) hanno un buon rapporto con tutti i cani, anche con quelli che incontrano per la prima volta, 5 di loro non tollerano cani dello stesso sesso, mentre c’è solamente un soggetto che non va d’accordo con nessun altro cane.
Alcuni tra i proprietari degli Amstaff più socievoli mi hanno però parlato di episodi di minacce o aggressioni nei confronti di altri cani avvenuti, secondo quanto mi è stato riportato, dopo una provocazione insistente da parte dell’altro. In un caso in particolare ci sono state gravi conseguenze per il cane aggredito che si è comunque rimesso in seguito.
Alcuni dei cani protagonisti delle interviste convivono pacificamente con altri cani o animali che erano già presenti in casa prima del loro arrivo. In una famiglia è stata introdotta una femmina di Jack Russel dopo che per 9 anni la femmina di Amstaff (che ha alle spalle un’ottima socializzazione con gli altri cani) era stata l’unico cane di casa e, durante l’incontro coi proprietari, ho avuto modo di verificare che l’Amstaff in questione è estremamente paziente nei confronti della nuova arrivata e accetta di buon grado qualsiasi cosa faccia la “piccola peste”. Questa stessa Amstaff passa le giornate in un maneggio dove spesso, sotto sorveglianza, bambini anche molto piccoli la coccolano o giocano con lei, dimostrando la delicatezza che questi cani sanno avere in alcune situazioni.
I soggetti che ho avuto modo di osservare sono molto legati ai proprietari, li guardano, cercano il contatto fisico e non li perdono mai di vista.
L’Amstaff solitamente ama il contatto con le persone e spesso dispensa feste e leccate anche a chi incontra per la prima volta, nonostante l’aspetto fisico da “duro”.
Alla domanda sul perché avessero scelto questo tipo di cane, la maggior parte dei proprietari ha risposto di avere una passione per questa razza, quasi tutti apprezzano molto la particolarità dell’Amstaff di essere un cane dolce e “forte” allo stesso tempo, caratteristica che ho riscontrato anch’io. Alcuni dei proprietari avevano già avuto altre esperienze con degli Amstaff e ne sono rimasti affascinati. Anche la morfologia di questi cani ha contribuito molto alla scelta e, a mio parere, in alcuni casi questo aspetto è stato più determinante rispetto a quello caratteriale, perché indubbiamente piace camminare con un Amstaff a fianco che faccia sentire “importanti”, è facile notarlo anche se non viene detto esplicitamente. Questa non è sempre una cosa per forza negativa. Non c’è nulla di male se, però, oltre “all’immagine” si pensa prima di tutto alle esigenze del proprio amico, si cerca di renderlo felice, si cerca di integrarlo al meglio nella società.
L’American Staffordshire Terrier è un cane che in Italia, negli ultimi anni, sta riscuotendo molto successo. C’è stato, infatti, un aumento esponenziale delle iscrizioni ai libri genealogici italiani, che invece nel 1990 furono solo 13.
Ho notato che questa razza è apprezzata particolarmente dai giovani, infatti giovani (18-30 anni) sono 8 dei 9 proprietari intervistati.
Su 12 American Staffordshire Terrier protagonisti delle interviste (6 maschi e 5 femmine) ho riscontrato, osservando e parlando coi proprietari, che 6 di loro (anche se c’è da dire che tra questi ci sono una cucciola di 4 mesi e due cuccioloni di 6 e 8 mesi) hanno un buon rapporto con tutti i cani, anche con quelli che incontrano per la prima volta, 5 di loro non tollerano cani dello stesso sesso, mentre c’è solamente un soggetto che non va d’accordo con nessun altro cane.
Alcuni tra i proprietari degli Amstaff più socievoli mi hanno però parlato di episodi di minacce o aggressioni nei confronti di altri cani avvenuti, secondo quanto mi è stato riportato, dopo una provocazione insistente da parte dell’altro. In un caso in particolare ci sono state gravi conseguenze per il cane aggredito che si è comunque rimesso in seguito.
Alcuni dei cani protagonisti delle interviste convivono pacificamente con altri cani o animali che erano già presenti in casa prima del loro arrivo. In una famiglia è stata introdotta una femmina di Jack Russel dopo che per 9 anni la femmina di Amstaff (che ha alle spalle un’ottima socializzazione con gli altri cani) era stata l’unico cane di casa e, durante l’incontro coi proprietari, ho avuto modo di verificare che l’Amstaff in questione è estremamente paziente nei confronti della nuova arrivata e accetta di buon grado qualsiasi cosa faccia la “piccola peste”. Questa stessa Amstaff passa le giornate in un maneggio dove spesso, sotto sorveglianza, bambini anche molto piccoli la coccolano o giocano con lei, dimostrando la delicatezza che questi cani sanno avere in alcune situazioni.
I soggetti che ho avuto modo di osservare sono molto legati ai proprietari, li guardano, cercano il contatto fisico e non li perdono mai di vista.
L’Amstaff solitamente ama il contatto con le persone e spesso dispensa feste e leccate anche a chi incontra per la prima volta, nonostante l’aspetto fisico da “duro”.
www.tipresentoilcane.comBIBLIOGRAFIA
Eraldo Tonelli, Cani – le razze, Demetra, 2000 (pag 170-173)
Valeria Rossi, I terrier di tipo bull, Ed. Olimpia, 2002
SITOGRAFIA
www.corriere.it (articolo di Alessandro Sala “Il pitbull? Non è un cane assassino” del 18 dicembre 2009)
www.tipresentoilcane.com (articolo di Valeria Rossi “Amstaff e Pit bull: uguali o diversi?” del 6 maggio 2011)
FILMOGRAFIA
American Staffordshire Terrier, di Edizioni Cinque, 2007
Eraldo Tonelli, Cani – le razze, Demetra, 2000 (pag 170-173)
Valeria Rossi, I terrier di tipo bull, Ed. Olimpia, 2002
SITOGRAFIA
www.corriere.it (articolo di Alessandro Sala “Il pitbull? Non è un cane assassino” del 18 dicembre 2009)
www.tipresentoilcane.com (articolo di Valeria Rossi “Amstaff e Pit bull: uguali o diversi?” del 6 maggio 2011)
FILMOGRAFIA
American Staffordshire Terrier, di Edizioni Cinque, 2007
Francesca Ravagnati
Educatrice cinofila e Pet Sitter