Chiunque abbia adottato un animale presso un’associazione o un volontario saprà già che di norma si viene, giustamente, sottoposti a diverse domande sul perchè abbiamo pensato all'adozione, sul nostro stile di vita, sul come pensiamo di prenderci cura dell'animale. Spesso vengono anche effettuate dai volontari visite pre e post affido, per verificare che la nostra abitazione e il nostro stile di vita siano compatibili con l’animale che vorremmo adottare.
Ci sono volontari che durante gli incontri espongono con chiarezza e sincerità sia i pregi che gli eventuali problemi di salute e comportamentali dell’animale ma, purtroppo, ci sono anche volontari che omettono (la maggior parte delle volte in buona fede) di parlare ai possibili adottanti degli eventuali problemi (a volte gravi) dell’animale.
Questo può mettere in seria difficoltà una persona o una famiglia, magari non preparata a prendersi cura di un animale tanto problematico. Spesso questi adottanti non preparati si trovano a spendere molti soldi tra visite veterinarie o lezioni da un educatore cinofilo o si trovano a dover totalmente stravolgere il loro stile di vita e le loro abitudini. Ma non tutti sono disposti o non sono in grado di gestire alcune situazioni che possono crearsi.
In questi casi chi ci rimette è l’animale, che viene nuovamente ceduto. Anche quando l’animale non viene restituito e l’adottante riesce a prendersene cura nel migliore dei modi, non trovo comunque corretto il ragionamento (purtroppo comune) del “Io non parlo di questo problema all’adottante, se va bene lo tiene, mal che vada ce lo riporta indietro”. Non lo trovo corretto né nei confronti dell’animale né nei confronti dell’adottante!
Ci sono volontari che durante gli incontri espongono con chiarezza e sincerità sia i pregi che gli eventuali problemi di salute e comportamentali dell’animale ma, purtroppo, ci sono anche volontari che omettono (la maggior parte delle volte in buona fede) di parlare ai possibili adottanti degli eventuali problemi (a volte gravi) dell’animale.
Questo può mettere in seria difficoltà una persona o una famiglia, magari non preparata a prendersi cura di un animale tanto problematico. Spesso questi adottanti non preparati si trovano a spendere molti soldi tra visite veterinarie o lezioni da un educatore cinofilo o si trovano a dover totalmente stravolgere il loro stile di vita e le loro abitudini. Ma non tutti sono disposti o non sono in grado di gestire alcune situazioni che possono crearsi.
In questi casi chi ci rimette è l’animale, che viene nuovamente ceduto. Anche quando l’animale non viene restituito e l’adottante riesce a prendersene cura nel migliore dei modi, non trovo comunque corretto il ragionamento (purtroppo comune) del “Io non parlo di questo problema all’adottante, se va bene lo tiene, mal che vada ce lo riporta indietro”. Non lo trovo corretto né nei confronti dell’animale né nei confronti dell’adottante!
Chiudo lasciandovi alla lettura di due post pubblici pubblicati su Facebook da Anne Bigi (il primo) e da Attilio Miconi (il secondo)
“Per fare un'adozione con un filo di criterio bisognerebbe conoscere un po' l'adottante e un po' il cane in questione.
Bisognerebbe cercare di prevedere anche la situazione in cui si troveranno adottante e cane. E altri membri di famiglia.
Se l'adottante vive a un'oretta dal canile sarebbe anche carino se venisse a conoscere il cane che intende adottare.
Se chi dà in adozione non conosce per niente il cane magari dovrebbe chiedere un parere a chi vede tutti i giorni il cane in questione e magari anche a chi se ne occupa anche solo un po' più spesso dell'animalista che si occupa di adozioni.
Queste sono le richieste MINIME per un'adozione, per un sacco di persone sensate e ragionevoli non sarebbero assolutamente sufficienti.
Il cane del caso di oggi è un cane con traumi gravi, va a stare con altri quattro cani e l'adottante non è mai venuto nemmeno a vederlo. Per questo a volte ci sono dei buoni motivi, a volte è semplicemente più "conveniente" non andarci.
Questo non lo posso sapere.
L'animalista che ha "arrangiato" l'adozione non ha mai passato nemmeno una volta mezz'ora con questo cane. Un quarto d'ora, no, nemmeno quello.
Chiaramente la str**za sono io che non sto zitta. Perché non voglio il bene del cane.
Perché voglio impedirgli di trovare una buona adozione.
(Ma a certi animalisti quando non sanno come giustificarsi vengono in mente solo frasi del genere...?)
Io spero vivamente che il cane del quale sto parlando oggi (ce ne sarebbero altri... e so anche il seguito... mah...) sia andato a stare bene.
Mi fa però schifo il fatto che con le adozioni fatte da certe persone bisogna sempre mettersi a sperare e affidarsi alla buona sorte anzichè preparare adozioni con un MINIMO di buonsenso e coscienza.
La differenza sta nell'interesse delle persone: vuoi un numero alto di adozioni o una percentuale alta di adozioni che vanno a buon fine?”
“Per un'adozione consapevole: le visite pre-affido.
La visita pre-affido spesso viene effettuata da volontari in contatto solo telefonicamente o attraverso internet con altri volontari di regioni diverse.
Questi volontari vi sottoporranno una serie di domande attraverso un questionario e controlleranno se la vostra abitazione e il vostro stile di vita è compatibile alla convivenza con il cane.
Tuttavia, prima di accettare o firmare qualunque documento avete diritto anche voi a fare delle domande.
Chiedete se il volontario che vi fa visita ha conoscenze dirette sul cane, fatevi raccontare perché è adottabile (rinuncia, cattura), da quanto tempo è in canile.
Chiedete se ha fatto un percorso educativo, se non ha problemi nelle passeggiate, se è socievole con altri cani e persone, se sale volentieri in auto, come si alimenta e se difende le risorse, chiedete se gioca e come, come si relaziona con i bambini.
Fatevi mettere tutto per scritto e fatevelo firmare dal volontario che è venuto a farvi visita.
Inoltre, richiedete (sempre per iscritto) trenta giorni, dalla data di affidamento del cane, per verificare quanto dichiarato dal volontario ed eventualmente se lo riterrete utile richiedete la consulenza di un istruttore o un veterinario di vostra fiducia.
Se trascorsi trenta giorni doveste riscontrare difficoltà evidenti non corrispondenti a quanto dichiarato dal volontario potrete richiedere un percorso riabilitativo a carico economico di chi vi ha affidato il cane.
Fate tutto questo prima di fare il passaggio di proprietà e fatevelo firmare.”
Leggi anche questo articolo: Quando è davvero necessario segnalare un cane in difficoltà?
Chiudo lasciandovi alla lettura di due post pubblici pubblicati su Facebook da Anne Bigi (il primo) e da Attilio Miconi (il secondo)
“Per fare un'adozione con un filo di criterio bisognerebbe conoscere un po' l'adottante e un po' il cane in questione.
Bisognerebbe cercare di prevedere anche la situazione in cui si troveranno adottante e cane. E altri membri di famiglia.
Se l'adottante vive a un'oretta dal canile sarebbe anche carino se venisse a conoscere il cane che intende adottare.
Se chi dà in adozione non conosce per niente il cane magari dovrebbe chiedere un parere a chi vede tutti i giorni il cane in questione e magari anche a chi se ne occupa anche solo un po' più spesso dell'animalista che si occupa di adozioni.
Queste sono le richieste MINIME per un'adozione, per un sacco di persone sensate e ragionevoli non sarebbero assolutamente sufficienti.
Il cane del caso di oggi è un cane con traumi gravi, va a stare con altri quattro cani e l'adottante non è mai venuto nemmeno a vederlo. Per questo a volte ci sono dei buoni motivi, a volte è semplicemente più "conveniente" non andarci.
Questo non lo posso sapere.
L'animalista che ha "arrangiato" l'adozione non ha mai passato nemmeno una volta mezz'ora con questo cane. Un quarto d'ora, no, nemmeno quello.
Chiaramente la str**za sono io che non sto zitta. Perché non voglio il bene del cane.
Perché voglio impedirgli di trovare una buona adozione.
(Ma a certi animalisti quando non sanno come giustificarsi vengono in mente solo frasi del genere...?)
Io spero vivamente che il cane del quale sto parlando oggi (ce ne sarebbero altri... e so anche il seguito... mah...) sia andato a stare bene.
Mi fa però schifo il fatto che con le adozioni fatte da certe persone bisogna sempre mettersi a sperare e affidarsi alla buona sorte anzichè preparare adozioni con un MINIMO di buonsenso e coscienza.
La differenza sta nell'interesse delle persone: vuoi un numero alto di adozioni o una percentuale alta di adozioni che vanno a buon fine?”
“Per un'adozione consapevole: le visite pre-affido.
La visita pre-affido spesso viene effettuata da volontari in contatto solo telefonicamente o attraverso internet con altri volontari di regioni diverse.
Questi volontari vi sottoporranno una serie di domande attraverso un questionario e controlleranno se la vostra abitazione e il vostro stile di vita è compatibile alla convivenza con il cane.
Tuttavia, prima di accettare o firmare qualunque documento avete diritto anche voi a fare delle domande.
Chiedete se il volontario che vi fa visita ha conoscenze dirette sul cane, fatevi raccontare perché è adottabile (rinuncia, cattura), da quanto tempo è in canile.
Chiedete se ha fatto un percorso educativo, se non ha problemi nelle passeggiate, se è socievole con altri cani e persone, se sale volentieri in auto, come si alimenta e se difende le risorse, chiedete se gioca e come, come si relaziona con i bambini.
Fatevi mettere tutto per scritto e fatevelo firmare dal volontario che è venuto a farvi visita.
Inoltre, richiedete (sempre per iscritto) trenta giorni, dalla data di affidamento del cane, per verificare quanto dichiarato dal volontario ed eventualmente se lo riterrete utile richiedete la consulenza di un istruttore o un veterinario di vostra fiducia.
Se trascorsi trenta giorni doveste riscontrare difficoltà evidenti non corrispondenti a quanto dichiarato dal volontario potrete richiedere un percorso riabilitativo a carico economico di chi vi ha affidato il cane.
Fate tutto questo prima di fare il passaggio di proprietà e fatevelo firmare.”
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